di Luca Meringolo
Il calcio e le esperienze di Eugenio Caligiuri che annovera nella sua carriera di Team Manager diverse realtà: dal Crotone, al Cosenza all’Eupen.
L: Come si è avvicinato al mondo del calcio ?
E: Mi sono appassionato fin da giovane, sono stato anche calciatore dilettante e poi ho avuto la fortuna di poter collaborare con un presidente che ora non c’è più, cioè con il presidente del Castrolibero Eugenio Coscarella. Egli ha visto in me qualcosa e mi ha dato fiducia alla guida del settore giovanile e dopo un anno e mezzo di collaborazione grazie al presidente Serra nel 1989 sono passato al Cosenza, inizialmente come responsabile del settore giovanile dal quale sono usciti calciatori importanti come Fiore, Morrone, Pascetta, Apa e Miceli ecc e poi come Team Manager della squadra.
L: Dopo tanti anni al Cosenza siete passato alla Salernitana…
E: Si, dopo 18 anni di Cosenza, durante i quali ho collaborato con allenatori del calibro di Bruno Giorgi, Di Marzio, Reja, Zaccheroni, Mutti, De Biasi ecc e un bravo DS come Ranzani c’è stato l’addio. Un addio purtroppo segnato dal fallimento nella stagione 2002/03 e in quel momento mi è sembrato di perdere qualcosa di caro, anche perchè sono sempre stato tifoso del Cosenza e per me era un onore collaborare con la società. Nonostante tutto io sono sicuro che se non ci fosse stato il fallimento il Cosenza sarebbe arrivato in Serie A, esattamente come il Crotone. Andai alla Salernitana a Novembre, chiamato da Imborgia, dove trovai Gregucci come allenatore. La squadra in quel momento era penultima ma riuscimmo a salvarla con una giornata d’anticipo. L’anno successivo sfiorammo la serie B perdendo in finale Playoff contro il Genoa di Preziosi. Ricordo che quella sera ci fu uno striscione dove i tifosi ringraziavano me ed Imborgia che andavamo via per il lavoro svolto.
L: Poi siete passato all’Eupen in Belgio… che differenze ci sono tra il calcio estero e quello Italiano?
E: Sì, prima collaborai con il Cassino sei mesi prima di partire ed andare in Belgio per lavorare con l’Eupen dove ottenemmo per la prima volta nella storia la promozione nella massima serie del campionato Belga. Da questa esperienza all’estero ho capito che noi italiani abbiamo una grande cultura ma dovremmo imparare qualcosa anche dai popoli dell’Europa Occidentale. Durante quel periodo vidi molte squadre forti del Belgio come Anderlecht e giocatori che poi sarebbero diventati Top come Lukaku l’attaccante del Manchester United. Durante una riunione a Viareggio alla quale erano presenti oltre ad Imborgia personaggi del calibro di Eugenio Fascetti, Marcello Lippi e Vitale segnalai che il calcio Belga stava crescendo e che avrebbero fatto bene nell’edizione 2014 dei Mondiali. Ricordo che convinsi l’Anderlecht a mandare la primavera a disputare il Torneo di Viareggio e la squadra belga lo vinse nel 2013 e perse la finale nel 2014 contro la primavera del Milan allenata da Filippo Inzaghi. In Belgio ci sono Accademie, strutture e riescono a preparare non solo dei calciatori di buon livello, ma anche degli atleti. Altro esempio che testimonia il modo di lavorare è l’Ajax che ha eliminato la Juventus ai Quarti di Champions League. Io stesso ho visionato squadre olandesi e si nota come esse stanno tornando al modello del calcio di Johan Cruijff. Grazie alla preparazione atletica e al gioco e alla velocità l’Ajax ha dimostrato che in questo modo si possono battere le squadre piene di campioni.
L: Cosa può dirci dell’esperienza al Padova ?
E: Lì mi volle in maniera forte Mutti, un bravo allenatore che sa gestire il gruppo e andai lì seguendo il ragionamento che feci con la Salernitana. Purtroppo la proprietà non ha portato la tranquillità necessaria e notai anche la freddezza del pubblico. Cercammo si salvare la squadra e ricordo un Crotone/Padova fummo in vantaggio, nel proseguo in pareggio, anche a causa di un errore arbitrale e infine perdemmo… Una partita che rappresentò lo specchio di come sarebbe andata l’annata quella stagione. Successivamente andammo qualche mese a Pavia con Imborgia ma la proprietà cinese che aveva promesso mari e monti iniziò a non pagare i calciatori e fecero fallire la società.
L: Poi dopo ci fu la bellissima esperienza di Crotone, quando iniziò ad esserci la consapevolezza della salvezza?
E: Mi ha cercato personalmente Raffaele Vrenna presidente del Crotone. Ricevetti una telefonata un Lunedì sera di Novembre, verso le 22.00. Ci incontrammo il Martedì di persona all’ingresso dell’autostrada di Cosenza. Non abbiamo parlato di aspetti economici ma della situazione del Crotone, penultimo in classifica e lui voleva affiancarmi a Davide Nicola. A Crotone mi presentano Nicola e ritrovai Palladino che avevo avuto a Salerno all’età di 20 anni. Fece una battuta dicendo che era arrivato un uomo ormai con i capelli bianchi e che io nonostante una discussione abbastanza accesa gli avevo fatto capire determinate cose sul piano professionale. Palladino disse ai compagni che con me sicuramente avremmo ricevuto un grande aiuto però dovevamo dargli il giusto rispetto. Per me il rispetto è la prima cosa, più del ruolo. Io in qualità di Team Manager ho cercato sempre di aiutare gli allenatori, ricordo che io fui uno dei primi a ricoprire questo ruolo con Reja al Cosenza, perchè quando iniziai c’erano solo Morini e Ramaccioni. Oggi questa figura è presente in ogni categoria anche se bisogna distinguere quello da campo e quello da scrivania. Mi confrontai con Nicola e decidemmo di cambiare qualcosa a livello di regole nello spogliatoio. Dovevamo far capire ai calciatori il proprio valore. Ad Empoli erano convinti della salvezza, specialmente dopo la nostra sconfitta e la loro vittoria contro la Fiorentina. Poi l’Empoli sbagliò qualche partita e noi gli stavamo con il fiato sul collo. Alla penultima di campionato perdemmo contro la Juventus campione d’Italia ma Allegri mi si avvicinò e mi disse che vedeva la mia squadra bene e che probabilmente ci saremmo salvati e in caso mi avrebbe chiamato per farmi i complimenti. Noi battemmo la Lazio, l’Empoli perse a Palermo e conquistammo la salvezza e durante i festeggiamenti la prima chiamata che ricevetti fu proprio quella di Allegri che mi ribadì ciò che mi aveva detto la settimana precedente a Torino e io per quel gesto non finirò mai di ringraziarlo. Quella salvezza fu decisa grazie alla vittoria sull’Inter, al pareggio contro il Milan e alle vittorie con il Chievo e contro l’Empoli per 4-1.
L: Che consiglio dareste ai giovani che sognano di poter fare il suo lavoro?
E: Ai giovani dico che è un lavoro che diventa difficile nel tempo se non si ha la passione, ma ci vogliono anche molta professionalità e umilità. Non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti.
Ph. Il nostro collaboratore, Luca Meringolo (sx) e Eugenio Caligiuri (dx)