di Bruna Larosa
Il Viaggio è una guida turistica che esiste ormai da anni. Ci lavoriamo con passione cercando sempre il meglio di ciò che c’è nella nostra terra. E ci lavoriamo con la serietà che ho ereditato da chi ha impostato questo progetto e di chi tanto ha fatto per la sua diffusione e realizzazione. Crediamo nella bellezza e crediamo nella Calabria e non mi scandalizza quello che è uscito sul sito di una nota compagnia aerea che, probabilmente, non ha capito che il suo compito è valorizzare le destinazioni. Valorizzare, non nascondere la verità. Scrivo una guida turistica sulla Calabria, ma se la scrivessi delle altre regioni per forma mentis non andrei mai a scrivere che in tal posto il mare puzza talmente tanto che se hai gli occhi aperti è tutto bello, ma se li chiudi ti sembra di stare in una fogna. In questo caso scriverei di tenere gli occhi ben aperti. Come non scriverei mai che il mare in alcuni punti d’Italia è talmente pieno di alghe che quando ne esci sembri una mummia con bende penzolanti. In questo caso scriverei di soffermarsi sui servizi presenti. Perché il mio ruolo è valorizzare.
Per essere direttrice di una guida turistica come Il Viaggio ed essere all’altezza di tutti coloro che vorranno leggerci ho cercato di imparare moltissimo. Ho studiato le guide turistiche che si fanno all’estero e che parlano di noi, di Italia e di Calabria e ho scoperto che alcune raccomandano di non scherzare “sulla mafia” nel Sud Italia perché questa non è qualcosa di folkloristico, ma qualcosa che fa soffrire il territorio. Era una guida turistica americana e ieri mi è tornata in mente per sottolineare il concetto che a volte basta un po’ di delicatezza per essere all’altezza.
Non scrivo questo articolo per campanilismo, né per dire che la Calabria è il paradiso. Lo scrivo perché a Locri sono emersi nuovi scavi archeologici. Lo scrivo perché a Reggio Calabria sono custoditi i Bronzi di Riace in stanze all’avanguardia. Lo scrivo perché il mare è bello e la cucina eccezionale. Lo scrivo perché a Catanzaro c’è un vero e proprio polmone verde dato dal Parco della Biodiversità. E ancora lo scrivo perché a Cosenza c’è un museo all’aperto e tante opere antiche e moderne. E lo ribadisco perché a Vibo c’è un percorso storico archeologico invidiabile e a Crotone la suggestiva chiesetta di Capo Colonna va a rappresentare tutta quella bellezza struggente e malinconica che ogni calabrese nel mondo ritrova nel suo dna.
Davvero non c’è una Calabria adatta ad Instagram? Provate a digitare l’hashtag: #ilviaggiocalabria e fatevi un’idea che sia vostra. Se poi si vuole essere sicuri di avere una pioggia di cuoricini raggiungete l’arco magno di San Nicola Arcella o la rocca di Roseto Capo Spulico, seguite i percorsi sulle nostre montagne, scoprite le cascate, gli eremi o i giganti verdi della Sila. O i campi di lavanda di Morano Calabro che non hanno nulla da invidiare alla Provenza. E non ho detto alcunché delle più rinomate Tropea, Pizzo e Scilla…
Scrivere di un territorio significa conoscerlo. E valorizzarlo significa conoscerlo così bene da poter dire che ci sono cose che non vanno, ma per chi è in cerca di svago e relax, vengono ad essere compensate da altre.
Quest’estate non abbiamo bisogno di campagne di odio, come quando si scrisse che in una città calabrese bisognava stare attenti agli scippi. Questa può essere l’estate della riscoperta del Sud e l’estate in cui far girare del denaro in Italia. Diamoci tutti un’opportunità.