di Luca Meringolo
L: Quando Orazio Accomando ha capito di essere affascinato dal mondo del giornalista?
O: “Sono sempre stato affascinato da questo mondo. A 3 anni sapevo a memoria la formazione della Nazionale Italiana ai Mondiali del 1994. Al Liceo ho iniziato a scrivere e all’età di 19 anni è diventato un lavoro”.
L: Che rapporto hai avuto fin da bambino con il mondo del calcio?
O: “Ricordo che da bambino mio papà mi portava al campetto dell’oratorio per giocare insieme a lui. È stato lui a trasmettermi la “malattia” chiamata calcio. Per diversi anni ho giocato, prima di iniziare l’avventura nel mondo del giornalismo”.
L: Prima di approdare a Sportitalia hai partecipato all’Eredità, cosa ricordi di quell’esperienza?
O: “Un’esperienza divertentissima, iniziata per gioco. Alla fine sono arrivato al duello finale e per una sola domanda ho sfiorato la ghigliottina. Bellissima esperienza, che rifarei senza dubbio”.
L: Arriva a Sportitalia per partecipare alla decima edizione del Workshop Nazionale. Che cosa hai provato nel momento in cui hai vinto?
O: ” È stato un mix di sensazioni. Ho scaricato l’adrenalina di una settimana intensa ma soprattutto la gioia di avere realizzato il mio sogno”.
L: A Sportitalia ti si vede come conduttore del Tg, inviato e telecronista? Quale di questi lavori preferisci maggiormente e perché?
O:”Bellissima domanda, che non mi ero mai posto… Mi piace fare tutto, ma la telecronaca ti dà un’adrenalina diversa. Amo anche fare l’inviato, ti permette di conoscere tanta gente e di vedere da vicino personaggi che fino a qualche anno fa vedevo in tv”.
L: Sei stato anche addetto stampa in una squadra di pallavolo militante nel campionato di serie B1. Cosa ci puoi dire di quella esperienza?
O: “Un’esperienza che mi ha fatto crescere. Ho vissuto tre stagioni bellissime, sotto l’aspetto umano e lavorativo. Mi piaceva organizzare le conferenze stampa, ma guai a ridurre il lavoro dell’addetto stampa solo a questo. Consiglio a tutti di vivere questa esperienza, a prescindere dalla categoria”.
L: Nel tuo lavoro da giornalista hai trovato dei “maestri” che ancora oggi consideri dei punti di riferimento costanti?
O: “Assolutamente sì, senza i quali non sarei in una tv nazionale. Sono particolarmente legato a due miei direttori: Rocco Cerro, del Corriere di Gela, e Massimo Sarcuno, che ho avuto a Rete Chiara. Mi hanno lasciato tantissimo dal punto di vista umano e lavorativo. Li ringrazierò in eterno”.
L: Oltre al calcio quali sport segui con passione?
O: “Mi piace seguire tutti gli sport. Un bravo giornalista deve informarsi prima di informare. Oltre al calcio amo pallavolo e tennis in modo particolare”.
L: Quali consigli daresti ai ragazze e alle ragazze che studiano e sognano di intraprendere la tua professione?
O: “Consiglio di studiare ma di iniziare a lavorare sin da subito. Nel nostro lavoro il miglior studio è la pratica”.
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