di Luca Meringolo
Intervista a Roberto Valentino, imitatore, cabarettista e, anche, cantante e autore.
L: L’imitatore è caratterizzato da alcune particolarità, è in grado di assumere una voce, una gestualità e anche movimenti che appartengono ad altre persone. L’accento è qualcosa che può aiutare l’imitatore?
R: “Nel mio caso centra abbastanza poco. Se mi senti imitare Troisi la gente mi dice che sono napoletano. Mio padre era di Caserta, ma in casa non ho mai parlato con il suo dialetto. È nel mio caso un calarsi completamente nei panni del personaggio. Avere l’accento amico aiuta fino ad un certo punto forse gli altri, a me non è mai servito. Non è questione di accenti, ma di capacità vocali imitare qualcuno”.
L: E con i gesti?
R: ” La gestualità conta molto nelle esibizioni in pubblico, perché oltre la voce ti aiuta anche l’immagine, cosa che non serve quando vai in radio ed è un mondo che adoro quello della radio. Tornando ai gesti aiuta molto, devi saperli fare, vanno enfatizzati, ma neanche più di tanto. La cosa principale alla fine è la voce. Ripetere i gesti o tirare fuori un gesto che gli altri non hanno mai notato fa ridere le persone. Quando imito Stanlio e Ollio entro sul palco imitando la tipica camminata di Stanlio e la gente scoppia a ridere, quindi si, i gesti aiutano”.
L: Eventuali studi di doppiaggio come posso influire sull’imitatore?
R: “Io ho fatto alcuni doppiaggi che sono in rete, tra cui su youtube una celebre scena di Totò (Ci si pulisca il…). Quel doppiaggio è stato visto da un autore e studioso di Totò e mi ha inserito come uno dei migliori imitatori di Totò sul suo libro: “Totò Colossal” e per me è stato un grande onore. Il Doppiaggio certamente è una bellissima cosa e aiuta, ma alla fine siamo sempre là, la voce devi saperla fare”.
L: Leggendo le interviste di molti doppiatore ho notato come molti di loro abbiano affermato che sia più difficile doppiare un cartone animato rispetto ad un film. L’attore respira, invece il cartone no. Cosa ne pensi?
R: “Guarda io cartoni animati non ne ho mai doppiati, certamente è vera questa cosa. Un cartone animato ha delle dinamiche e delle caratteristiche diverse rispetto al film. Il cartone è doppiaggio ma c’è molta effettivistica. Credo che il cartone animato sia più complesso e lo pensai quando al cinema vidi il meraviglioso film: Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Trionfo di effettivistica e doppiaggio allucinante”.
L: La dizione può aiutare l’imitatore?
R: “Devo dire che io sono fortunato perché se mi senti parlare non credo di avere inflessioni dialettali. Questo aiuta molto un imitatore, se io avessi un accento caratteristico l’imitazione verrebbe un po’ sporcata. Non avere inflessioni dialettali e avere una buona dizione aiuta molto. Per esempio anche Alighiero Noschese non aveva inflessioni dialettali, eppure sapeva benissimo imitare Giovanni Leone, sembrava veramente un napoletano. Faceva delle cose allucinanti a livello vocale, come con Tito Stagno. Possiamo definirlo un ladro di anime”.
L: Rispetto ai tuoi inizi come si è evoluto il ruolo dell’imitatore? Quali sono le più grandi differenze che hai notato?
R:” Il ruolo si è involuto, non evoluto. Ci fu il fenomeno del povero Gigi Sabani, con cui ho lavorato ed era una persona veramente splendida. Sabani venne fuori dopo la morte di Alighiero Noschese (Il 3 Dicembre 2019 saranno 40 anni dalla sua morte, mi ricordo ancora la mattina in cui diedero la notizia della sua morte e rimasi scioccato perché mi piaceva e speravo di rivederlo in Tv) e fa la trasmissione serale “Fantastico”. Però Sabani più che imitare faceva le caricature delle voce e molti vedendolo hanno cominciato a fare le caricature. L’imitazione si è spostata alla caricatura, ma questo non toglie che c’erano tantissime cose che Sabani faceva benissimo. Il settore è diventato saturo ma ci sono pochissimi imitatori”.
L: I Trucchi come aiutano l’imitatore e come si sono evoluti rispetto a prima?
R: “Dall’epoca del grande Alighero Noschese, per esempio, ad oggi ci fu una grande differenza. Inizialmente il bianco e il nero giovava gli imitatori dell’epoca non essendoci il colore (Famosa era la truccatrice Ida Montanari, prima truccatrice in Italia che fece dei trucchi strepitosi). Passando dalla Tv in bianco e nero a quella a colori hanno dovuto per forza di cose migliorarsi e sperimentare nuove cose. Il trucco aiuta molto, mi ha aiutato con Prodi al Festival di Sanremo e ringrazio il truccatore Bruno Biagi, mio truccatore (Trucca anche il mio amico Ubaldo Pantani, imitatore di “Quelli che il calcio”), che per me è uno dei più bravi in Italia, ma se non c’è la voce puoi buttare via un lavoro. Quel festival funzionò grazie soprattutto alla voce. Io non ho fatto solo Prodi, ho fatto Papa Giovanni, Bud Spencer, Marlon Brando. Il trucco aiuta e anche molto. Ricordo che il trucco di Romano Prodi è durato 4 ore e mezza. Trucco, parrucco, protesi ecc. sono dei tecnicismi e ovviamente tutto va fatto con le giuste gradazioni e tonalità. Addirittura può essere duplicato il colore della pelle del personaggio che si va ad imitare. Noi imitatori siamo “ladri di voci”, i truccatori sono ladri di volti”, mettendoli insieme può venire fuori qualcosa di esplosivo”.
L: Da giovane hai avuto dei modelli e degli esempi da imitare?
R:”In linea di massimo io non mi sono ispirato a nessuno dei grandi. Però c’era uno che mi piaceva più di Alighiero Noschese, che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa e grazie a lui feci la mia prima apparizione televisiva a “TELEMIKE” con Mike Bongiorno, Franco Rosi, a livello vocale lo reputavo superiore a Noschese. Noschese era molto bravo e fu anche uno dei primi”.
L: Un giovane che volesse intraprendere questa professione si scontra con un mondo e di conseguenza un lavoro in continuo mutamento. Come può aiutare Internet per esempio?
R: “Se io dovessi ricominciare oggi credo che farei altro. Io ho dedicato tutto me stesso sacrificando la famiglia, la vita normale. Fare l’artista vuol dire avere sempre la valigia in mano e non avere le certezze di un’ altra tipologia di professionisti. Se uno si sente di fare le imitazioni le faccia, ma si prepari qualcos’altro da affiancare. Voler fare solo il cantante e solo l’imitatore per me oggi è rischioso. Noschese per esempio fu uno dei primi imitatori a presentare un programma, affiancato dalla grande Loretta Goggi, una delle più bravi imitatrici secondo me. Tante volte solo la bravura però non basta ed è una cosa che trovo tremendamente ingiusta. Se uno sa fare il proprio mestiere dovrebbe farlo, punto e basta. Io benedico il mondo del Web, mi sono fatto uno studio televisivo a casa mia, faccio i miei video e li carico sulla mia pagina Facebook e su Youtube, lì faccio punto e basta, senza limitazioni. La mia fortuna e quella di tanti altri è il mondo del Web, basta vedere il fenomeno degli Youtubers, che diventano famosi prima di arrivare in televisone. Io per esempio sono molto conosciuto nell’ambito dei videogiochi Pes imitando Pizzul nel “Campionato dei Sogni Pes con Enzo Troiano. Tornando a Noschese lui era Nativo di San Giorgio a Cremano che è il paese di Massimo Troisi. Sono sepolti entrambi nello stesso campo santo e quando andrò a presentare il mio libro ” Gli angeli di via Fani” mi recherò a rendere omaggio a questi 2 personaggi immensi. Sarei stato curioso di sentire Alighiero Noschese imitare Massimo Troisi”
L: Cosa ti ha lasciato un grande come Alighero Noschese ?
R:” Mi ha dato il là nel cantare. Se tu ci fai caso non tutti gli imitatori doppiano i cantanti e io per esempio li imito. Perché guardando Noschese, si capiva che era un imitatore completo e faceva i cantanti e decisi di imitarli anche io. Ricordo che Giancarlo Nicotra aveva lavorato in radio con Noschese e lo stesso Giancarlo Nicotra mi ha raccontato che Noschese faceva le voci dei dipendenti Rai, faceva gli scherzi e tutti ci cascavano. Quando arrivi ad imitare così vuol dire che sei il Numero 1″.
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