
Luca Meringolo
Intervista speciale in occasione degli 80 anni (li compirà il 2 Novembre) di Enrico Albertosi, uno dei portieri più importanti della storia del Calcio Italiano.
L: “Come ha capito che il calcio poteva essere lo sport nel quale poter emergere?”
A: “Subito non l’ho capito, diciamo che mi piaceva. Infatti mio padre giocava nella squadra del mio paese (Pontremoli) appunto in porta e io andavo a vederlo giocare. Nell’intervallo tra primo e secondo tempo mentre i giocatori si spogliavano in palestra – all’epoca non c’erano gli spogliatoi- mi metteva tra i pali e mi calciava piano piano. Così mi sono appassionato. A 14 anni poi, ho iniziato a giocare nel Pontremoli e lì sono rimasto per un anno e mezzo. Ricordo che subentrai ad un portiere che faceva il marianaio e dovette imbarcarsi. Dopo di ciò andai a fare i provini per l’Inter e per lo Spezia. Quest’ultimi mi chiesero subito di andare lì, anche se mio padre all’inizio non voleva: preferiva che io finissi gli studi. Mia madre, però, riuscì a convincerlo promettendogli che avrei sia studiato che giocato a calcio. Quando sono tornato dallo Spezia, dopo aver firmato il contratto, trovai ad aspettarmi il telegramma dell’Inter che voleva trattarmi… ma ormai avevo già firmato per lo Spezia. Giocai per loro 3 anni (tra i 15 e i 18 anni) e vinsi anche un campionato di categoria”.
L: “Successivamente lei andò a giocare nella Fiorentina…”
A: “Si, alla Fiorentina sono rimasto per 10 anni, dal 1958 al 1968. All’inizio ero la riserva di Giuliano Sarti. Disputai un po’ di partite il primo anno ma divenni titolare dopo 4 anni -all’ora c’era la mentalità che il portiere per poter essere titolare dovesse avere 24/25 anni- e in quel periodo esordii anche in Nazionale prima di essere convocato per i Mondiali in Cile del 1962. Tornato proprio dal Cile divenni titolare della Fiorentina e vi rimasi fino al 1968”.
L: “Poi esperienza al Cagliari con la vittoria straordianaria dello scudetto nel 1969/70…”
A: “Al Cagliari sono rimasto per 6 anni. Ho vinto proprio quel campionato 1969/70 e successivamente rimasi ancora titolare per altri 4 anni. Finché nell’estate del 1974 il Cagliari mi cedette al Milan e a Milano rimasi fino al 1980 e anche lì vinsi il campionato (il famoso 10° Scudetto della stella del Milan)”.
L: “Ripercorrendo i ricordi delle sue esperienze, che sensazione ebbe nello sbarcare da ragazzino nella Fiorentina?”
A : “All’epoca la Fiorentina era veramente forte, aveva vinto il campionato 3 anni prima e quasi tutti i calciatori della rosa giocavano in Nazionale. Mi accolsero alla grande e io con loro sono stato benissimo: mi consideravano già uno di loro! Probabilmente i primi anni che ho fatto da riserva di Sarti mi sono serviti per maturare ancora di più e acquisire ancora maggiore esperienza”.
L: “Quando è andato al Cagliari la compagine sarda aveva già una bella squadra, come si arrivò a quello straordinario scudetto ricordato ancora oggi?”
A: “Noi giocammo molto bene già l’anno prima, il 1968/69, perdemmo il campionato per un gol annullato ingiustamente a Palermo. Tutto accadde per una posizione di fuorigioco inesistente, originata da una punizione battuta da Riva. Perdemmo 1-0 e Scopigno venne squalificato per 4 mesi perché aveva reclamato. Quell’anno vinse la Fiorentina dalla quale ero appena andato via e noi arrivammo secondi. Poi l’anno successivo vincemmo noi. Il Cagliari era una squadra con giocatori che alla lunga si rivelarono grandi calciatori, ma si veniva da 2 campionati in A non eccezionali. Decisivo fu l’innesto di 3 giocatori dall’Inter (Poli, Gori e Domenghini) che diedero il cambio di marcia alla squadra. Gigi Riva era l’alfiere principe di questa squadra e infatti quell’anno non solo vincemmo il campionato, ma 6 calciatori andarono al Campionato del Mondo del 1970”.
L: “A proposito di quel Mondiale, lei come ha vissuto durante quella manifestazione e non solo, la rivalità con Dino Zoff?”
A: “All’inizio non c’è stata rivalità, io ero stato il portiere titolare fino al 1968, dopodiché mi sono infortunato e Zoff ha giocato e vinto gli Europei di Roma del 1968. Io, nonostante l’infortunio, ero in panchina perché Valcareggi mi tenne con sé. Zoff continuò a giocare perché Valcareggi mi disse che, visto che il Napoli (la sua squadra) non disputava le Coppe Europee, doveva acquisire esperienza internazionale. Nonostante tutto Valcareggi mi disse che sarei stato titolare in quel Mondiale in Messico. Prima di partire per il Mondiale ci fermammo in Portogallo per disputare un’amichevole. Fui lì e da lì giocai tutto quel Mondiale. Da allora in poi le gelosie si sono fatte sentire, però nonostante tutto io e lui ci parlavamo da compagni di squadra”.
L: “L’Italia disputò un grandissimo Mondiale, compresa la semifinale vinta per 4-3 contro la Germania…”
A: “Si, fu un Mondiale eccezionale considerando che venivamo dall’eliminazione brutta subita dalla Corea nel 1966 in Inghilterra e dall’eliminazione a causa del Cile nel Mondiale del 1962. L’intento era di superare almeno il primo turno, poi però ci rendemmo conto che eravamo una squadra forte e vincemmo contro Messico e Germania. In Finale perdemmo contro il Brasile perchè era più forte di noi. Io credo che il Brasile non avrà mai più una squadra forte come quella”.
L: “L’Italia dopo 4 anni si qualificò al Mondiale del 1974 che si disputò in Germania, le qualificazioni furono molto convincenti, vinceste per 0-1 gol di Capello in casa dell’Inghilterra. A distanza di anni secondo lei perchè quel Mondiale non andò bene?”
A: “Quel Mondiale iniziò con un pò di problemi. Chinaglia fu sostituito durante una partita e mandò a quel paese Valcareggi. Si partì con una vittoria per 4-1 contro Haiti, nella seconda partita contro l’Argentina pareggiammo. Nell’ultima partita contro la Polonia ci bastava il pari, mentre noi volevamo vincere per rimanere lì in ritiro. Purtroppo così non andò e perdemmo per la voglia di vincere, anche se la Polonia era una grande squadra e aveva un grande portiere, grandi centrocampisti e un grande attaccante. Ritengo che perdemmo meritatamente e fummo eliminati”.
L: “In quell’estate passò al Milan. Le sembra di rivedere la situazione di oggi con la squadra condizionata dai continui cambi di proprietà?”
A: “Certamente, non c’era la tranquillità necessaria per andare in campo e giocare tranquilli. Quando cominci a cambiare allenatore o presidente ogni anno chiaramente non sei tranquillo. Quando poi subentrò Colombo siamo stati un paio di anni tranquilli, infatti con Liedholm in panchina vincemmo il campionato della stella. Poi subentrarono altri problemi”.
L: “In quel campionato il Milan non partì favorito…”
A: “Come al solito, le favorite erano Juventus e Inter. Noi 2 anni prima ci salvammo nelle ultime partite. Quell’anno lì probabilmente ci è andato tutto bene, eravamo una squadra discreta ma non con grandi nomi.”
L: “Rispetto alla sua epoca come si è evoluto il ruolo del portiere?”
A: ” Se io dovessi giocare oggi giocherei esattamente come 40 anni fa. A me già allora piaceva giocare fuori dai pali. Giocavo, infatti, sempre al limite dell’area, cosa che una volta i portieri non facevano. Avevo anticipato 40 anni mettendo in campo il gioco moderno. La differenza tra allora e oggi è che il portiere non può prendere il retropassaggio con le mani.”
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