di Luca Meringolo
Incredibile ma vero, il termine “sarrismo” continua ad avere una grande rilevanza, tanto che è stato addirittura inserito nell’Enciclopedia Treccani, a testimonianza della viralità ma soprattutto dell’importanza di un termine dalle molteplici sfumature. Sarri nella sua carriera ne ha affrontante di tutti i colori: dalla seconda categoria alla Serie A, dalla Coppa Italia di Serie D alla Champions League, il tecnico del Chelsea si è sempre contraddistinto per essere un mister fuori dagli schemi in tutti i sensi. Allenatore dal modo di parlare pragmatico e diretto, caratterizzato da una concezione spettacolare del calcio, in un contesto dove a prevalere diventa la squadra e non la qualità del singolo. La grandezza del suo calcio è stata anche riconosciuta da 2 di quegli allenatori che negli ultimi 30 anni hanno contribuito a cambiare il calcio, Arrigo Sacchi e Pep Guardiola. Essi hanno visto in Sarri un loro seme, un figlio, l’ideale continuativo di quella mentalità votata a soddisfare il pubblico arrivato allo stadio pagando un biglietto che sa che ad attenderli c’è un ritorno a casa felice per aver assistito ad uno spettacolo incredibile.
Ma Maurizio Sarri non è solo estetica, rappresenta anche una grande concretezza e i numeri delle sue stagioni a Napoli lo testimoniano: 259 punti in 3 stagioni ottenuti in campionato, 251 reti messe a segno dal suo Napoli e la definitiva consacrazione di Dries Mertens nel ruolo di centravanti( il famoso “falso nove” proprio creata da Guardiola con Messi).
Purtroppo alla casella personale dell’ex allenatore del Napoli manca ancora la conquista di un trofeo ufficiale, non da poco in un modo come quello dello sport viene ricordato soprattutto chi vince, colui che porta a casa le coppe, ma il buon Maurizio ha ancora tutto il tempo necessario per invertire il trend, in Italia la supremazia della Juventus è stata e continua a essere predominante e dopo dei contrasti con il presidente De Laurentiis, Sarri ha deciso di andare in Inghilterra dal suo rivale (e amico) Guardiola. Sarà interessante per i tifosi inglesi assistere ad una sfida tra due esteti del calcio, ma soprattutto da rivali che si stimano reciprocamente.
In Italia il “sarrismo” come ogni rivoluzione ha trovato degli oppositori e sostenitori, fra questi Arrigo Sacchi che ha sempre mostrato una stima infinita per il più giovane collega. Accomunati entrambi da una carriera da giocatori dilettanti Sacchi e Sarri rappresentano una concezione del calcio più filosofica che utopistica, riuscire a colmare le differenze attraverso l’organizzazione di gioco, vista quasi come un primo passo della loro personale Bibbia calcistica. Finire nella Treccani non è mai riuscito né a Sacchi né a Guardiola (per ora), ma credo che tutti gli amanti di questo sport sperano un giorno che il tecnico attuale del Chelsea possa raggiungere a livello di trofei i suoi “amici” ed estimatori, vincere nel calcio è importante, ma vincere attraverso il bel gioco ti fa entrare in una leggenda scolpita nell’oro.
Ph. Internet