Taurianova offre ai suoi visitatori itinerari che riescono a portare indietro nel tempo con una semplice passeggiata, un profumo o un gusto particolare. Attualmente, sono gli antichi casali di Radicena e Jatrinoli a
costituire il nucleo storico della città di Taurianova, centro attivo nel cuore della piana di Gioia Tauro. La storia giuridica di Jatrinoli e Radicena è molto affascinante e aiuta a ripercorrere un pezzo della storia d’Italia. Il Comune di Jatrinoli è stato istituito come “Luogo” nell’ambito del Governo di Casal Nuovo nell’ordinamento francese del 1807, parallelamente con il comune di Radicena, con cui condivide date e storia. Nel 1841, Jatrinoli e Radicena sono stati promossi a Capoluogo di Circondario quando sono stati
unificati insieme al villaggio di San Martino. Questa unione è stata fondamentale, in quanto ha portato alla creazione del comune di Taurianova nel 1926. Il luogo offre ai visitatori la possibilità di assaporare i prodotti locali, tra cui il tradizionale torrone e, durante la festa di San Giuseppe, le crespelle e le zeppole. Il torrone rappresenta una vera e propria eccellenza locale, che ha portato il nome di questa cittadina del reggino in tutto il mondo. Il torrone è composto da ingredienti semplici, e la vera magia risiede nella qualità elevata delle materie prime, come sottolineato dai maestri del torrone taurianovese. Le varietà di torrone
sono molteplici, sia come varietà di gusti, che come consistenza. Ed infatti, si può assaporare un torrone morbido, speziato e tradizionale, arricchito dalla vaniglia, ma vi sono anche versioni al cioccolato per i più
golosi. Tra queste, spicca il classico torrone duro, il torrone croccante, particolarmente amato dai taurianovesi. Il torrone non è solo un prodotto commerciale per Taurianova, ma rappresenta cultura, storia
e arte. È il gusto e la passione per una tradizione che va preservata, sostenuta e promossa. Così come rientrano nella cultura e nel folklore locali i riti e le celebrazioni legate agli eventi religiosi. Il culto per Maria Santissima della Montagna a Radicena, ad esempio, ebbe inizio
nel 1763, grazie al fervore dell’Arciprete don Domenico Antonio Zerbi, profondamente devoto fin dalla giovinezza alla Vergine di Polsi. Tale devozione si rafforzò nel 1757 quando, essendo sacerdote a Capistrano, un suo nipote gravemente malato fu miracolosamente guarito dopo aver posto su di lui un’immagine della Verginella del Sacro Monte. Quest’esperienza spinse don Zerbi ad acquistare un’ampia immagine scolpita in legno, rivestita di seta, per arricchire la chiesa di Radicena. Nel 1783, un crollo provocò la caduta della torre dei Gemelli, annessa alla chiesa, la quale venne poi distrutta dal terremoto del 1908. I lavori per la costruzione di una nuova chiesa, curati dall’architetto Vittorio Paron, si conclusero il 5 ottobre 1929. La maestosa facciata è adornata da archi e un rosone, contornata da due torri campanarie che si ergono sopra la struttura e sono illuminate da trifore. Nella torre di destra è collocato un grande orologio al centro del quadrante. Tre campane, in passato appartenenti al Monastero di Santa Caterina di Terranova, includono la più grande opera di Jacopo Musurra, fonditore siciliano del XVI secolo. Internamente, la chiesa si sviluppa in tre navate, separate da una balaustra in marmo bianco che delimita il presbiterio. Un pulpito ligneo è adagiato su uno dei pilastri che divide la navata centrale da quella laterale. L’altare maggiore, in marmo, ospita l’attuale statua della Vergine della Montagna, donata come ex voto nel 1787 da Vincenzo Sofia. Nonostante la morte della figlia ammalata, Sofia fece scolpire in legno l’immagine della Vergine d’Aspromonte, anziché realizzarla in argento come promesso inizialmente, commissionando l’opera a artisti napoletani della seconda metà del XVIII secolo. La statua fu poi collocata al posto dell’immagine antica, custodita oggi presso il Convento Francescano dei Padri Cappuccini. Era il 1994 quando Maria Santissima della Montagna è stata incoronata Regina di Taurianova. Parte integrante delle festività dedicate alla venerata Patrona della città, la Madonna della Montagna è “falò dell’invito” o “u ‘mbitu” che si tiene verso
la fine di agosto. In passato, il fumo e la luce prodotti dal falò erano i mezzi principali di comunicazione per annunciare l’inizio della novena della Madonna della Montagna, mancando altri strumenti di comunicazione. Un elemento distintivo di questa celebrazione è il bruciare degli steli secchi di lupini, noti come “i luppinazzi”. Secondo la leggenda locale, i lupini avrebbero giocato un ruolo nel proteggere la Madonna dalla persecuzione, e per questo motivo, i cittadini bruciano specificamente i lupini per vendicare un’antica offesa subita dalla Madonna. Questa pratica coinvolgeva una processione dei carri che trasportavano i luppinazzi verso la piazza antistante la chiesa, dove venivano accatastati durante la giornata
per essere bruciati di sera. Le fiamme del falò, la direzione del vento e il modo in cui bruciavano venivano interpretati per trarre auspici sul futuro, sulle condizioni meteorologiche o sugli affari. La cenere del falò
veniva considerata preziosa e portata nelle case come reliquia, sia per proteggere gli ambienti domestici che per essere sparsa nei campi per favorirne la fertilità. L’evento dell’accensione del falò era un momento
solenne, a cui prende parte tutta la comunità e il primo cittadino. Oltre all’accensione del falò, la celebrazione coinvolgeva fuochi d’artificio e campane suonate a festa. Prima dell’accensione, c’era un brindisi augurale per la buona riuscita della festa, seguito da una processione verso la chiesa dedicata alla Madonna. L’evento attira migliaia di persone e spesso coincide con il ritorno dei taurianovesi emigrati, diventando un momento di grande emozione e significato storico per la comunità. La chiesa matrice, o
duomo di Jatrinoli, originariamente composta da tre navate con una cupola all’incrocio dei bracci, subì la demolizione su disposizione del Regio Genio Civile a causa dei ripetuti terremoti. Dopo questa demolizione, rimasero solo alcuni muri e i pilastri della navata centrale. Tra le opere significative custodite all’interno della chiesa, vi è una statua in marmo attribuita da alcuni studiosi ad Antonello Gaggini, un artista vissuto tra il 1400 e il 1500. Questa statua è collocata in una nicchia sulla facciata principale della chiesa. Al fine di consentire a tutti di ammirare questa pregevole opera, è stato pianificato il restauro di due cappelle interne alla chiesa, dove la statua in marmo e un antico crocifisso ligneo sono stati collocati. Il cimitero di Radicena, uno dei due cimiteri comunali, è un’importante testimonianza artistica situata vicino alla chiesa del Calvario. L’ingresso monumentale è caratterizzato dalla presenza di tre angeli: uno posto più in alto,
raffigurato mentre suona una tromba, e gli altri due posti più in basso e leggermente inclinati. Tra gli elementi decorativi spiccano numerose colonne di differenti dimensioni con capitelli corinzi. All’interno del
cimitero, si trovano numerose opere realizzate da artisti di Taurianova, oltre a cappelle splendidamente decorate. Vi è anche una piccola chiesa dove viene celebrata la messa il 2 novembre, e nel corso dell’ultimo
ampliamento è stato eretto un altare. In questo stesso cimitero, si può ammirare in altorilievo il “Cristo che porta la Croce” realizzato da Francesco Jerace per la tomba della famiglia Ciano. Tra le opere civili più
famose c’è Villa Zerbi, L’edificio, costruito nel 1786 seguendo il progetto dell’architetto Filippo Frangipane, rappresenta uno straordinario esempio di stile barocco siciliano. La facciata si distingue per il portale in
granito grigio, sormontato da una finestra che emerge grazie a un gioco di curve architettoniche. Lesene e balconi caratterizzati da mensole adornate con maschere in pietra e decorazioni in ferro battuto arricchiscono ulteriormente l’estetica dell’edificio. Da notare anche la bellezza del giardino, curato in sintonia con lo stile tipico dei giardini nobiliari calabresi. Nel 2002, il palazzo è stato oggetto di un restauro che ha rispettato le linee guida del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per la tutela del patrimonio artistico e storico, in quanto, questo edificio si annovera tra le dimore storiche calabresi di notevole rilevanza artistica e storica. Volendo proporre un itinerario che porti alla scoperta di questa realtà del reggino non si possono trascurare una serie di punti di interesse, come la Chiesa di Maria SS. Delle Grazie, lungo via Lo Schiavo, dove sorge il Palazzo Rosa Zerbi, in cui oggi è allocata la caserma dei carabinieri.
L’ospedale cittadino è stato intitolato alla Principessa di Piemonte che lo inaugurò personalmente nel 1932, qui si trova la chiesa di Santa Lucia, precedentemente dedicata all’Immacolata. Proseguendo lungo la via
Principessa di Piemonte, si raggiunge Piazza Vittorio Emanuele II nel cuore dell’antica Jatrinoli, dove si erge la fontana monumentale dello scultore Michele Barillari del XVII secolo, identificata come “I quattro canali”.
Affacciata su questa piazza, c’è il Palazzo Contestabile, datato alla metà del XIX secolo e attualmente in fase di restauro. Al di là della strada sorge la Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo. Continuando lungo la strada principale, si noterà subito sulla destra la vasta area verde della Villa Comunale. Poco oltre, attraversando la via XXIV Maggio, si arriva a Piazza Italia, il centro dell’antica Radicena. Qui sorgono il monumento ai caduti di Radicena (realizzato da un artista chiamato Romeo), evidenziato da due aquile in bronzo, simbolo della vittoria italiana contro le forze austro-ungariche, e la Chiesa del Rosario. Quest’ultima, costruita nella prima metà del XVII secolo, è legata all’ex Convento dei Domenicani e venne ricostruita nel 1803 dopo il
terremoto del 1783. In Piazza Municipio si trova il monumento ai caduti di Jatrinoli nella guerra 1915/18, rappresentato da una statua in bronzo raffigurante un fante, opera dello scultore Fortunato Longo, proprio
qui vengono portati in visita e in silenziosa commemorazione anche i bambini delle scuole cittadine, nei momenti dell’anno dedicati al ricordo. Una delle piazze principali di Taurianova è Piazza Italia, caratterizzata
da una fontana di stile moderno, a più zampilli, luogo di ritrovo per anziani e per bambini. Via Roma può essere definito il cuore della cittadina, percorrendola si incontra il magnifico Palazzo dei Conti Pontalto, e si arriva a Piazza Macrì dove si trova la Chiesa di Maria SS. Delle Grazie. Via Roma conduce anche alla Chiesa dell’Immacolata, che custodisce un gruppo marmoreo della Madonna del Soccorso attribuito al messinese
Rinaldo Bonanno e alla facciata di Palazzo Zerbi, un esempio notevole del barocco calabrese, attribuito all’architetto F. Frangipane e costruito nella seconda metà del XVIII secolo. Sempre lungo questa via, appare
la chiesa di San Nicola, di proprietà della famiglia Zerbi. Una delle manifestazioni che sta facendo parlare molto di Taurianova è legata all’arte e alla religione. Per quattro giorni, ormai da otto anni, artisti
internazionali si riuniranno nel centro cittadino di Taurianova, trasformandolo in un’enorme tela d’arte seguendo il tema ispiratore che cambia di anno in anno. L’evento gode della collaborazione del MArRC –
Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e del MuDOP – Museo Diocesano Oppido-Palmi, offrendo agli artisti madonnari la possibilità di visitare queste istituzioni per un tour turistico-culturale delle bellezze
e delle meraviglie della Calabria.