Bruna Larosa
È il 24 aprile 2023, è scoccata la mezzanotte, Margherita e Antonio non stanno dormendo: stanno premendo il tasto play per guardare su Prime Video “Io e mio fratello”, un film di Luca Lucini. Sono curiosi: sanno che sullo schermo apparirà il loro casale ma, nonostante abbiano assistito alle riprese, non sanno cosa aspettarsi. Dopo il play, tutto diventa emozione.
Immaginate di vivere in una cascina del 1858, in cui sono stati ritrovati resti di macine in pietra e segni della mezzadria. Immaginate che da questa cascina partisse il sostentamento per una quarantina di famiglie di Altomonte e immaginate, ancora, di avere dei sogni e degli obiettivi che portano all’eccellenza di una realtà così bella. Quella che stiamo provando ad immaginare è la vita e la quotidianità di Antonio e Margherita, coppia nella vita e negli intenti.
Sembra già una bella favola piena di storia, poi, un giorno, all’Antico Casale di Antonio Rizzo arrivano un location manager e uno scenografo che chiedono di visitare la struttura e le terre circostanti. Vedono la parte ristrutturata, la funzionalità delle zone che ancora si mantengono allo stato originario, passeggiano tra i vigneti che portano buona uva per il buon vino della cantina. Disincantati, dicono: “Se ci vedete tra dieci giorni, questa sarà la location di un film”. Antonio e Margherita non sanno che aspettarsi, poi dieci giorni dopo l’Antica Cascina si riempie di tecnici, personale e attori.
“L’impatto è stato di positiva incredulità – raccontano ancora emozionati Antonio e Margherita – noi viviamo proprio nel cascinale e quindi è stato un periodo intensissimo tra riprese di giorno e di notte e la preparazione degli ambienti da parte di manovali per l’adattamento alle esigenze di scena”.
Uno degli aneddoti più dolci, Rocco, l’anziano cane della coppia, è entrato a pieno titolo nello staff: “era lì, ad ogni ciak sedeva accanto al regista e all’aiutoregista – ricorda sorridendo e allungando una carezza all’amico a quattro zampe Margherita – dando il suo supporto morale, più che altro, con la sua presenza”.
“La produzione era tutta di fuori – racconta ancora Antonio – e noi siamo stati noi stessi: abbiamo condiviso la casa come set per le riprese e abbiamo condiviso la tavola per il piacere di stare insieme. La sera tornavo dal frutteto e portavo delle ceste di albicocche e molti sceglievano di fermarsi con noi per condividere la genuinità dei cibi e la convivialità del momento. È una cosa che ha molto colpito lo staff, ma noi siamo accoglienti, il calore della terra di Calabria, lo sentiamo davvero!”
“Certamente siamo orgogliosi del fatto che il regista Luca Lucini e la produzione abbiano voluto rappresentare la Calabria e per farlo abbiano scelto la nostra realtà, l’Antico Casale. – continuano Margherita e Antonio – Il nostro orgoglio è legato, onestamente, alla nostra volontà e al sogno di veder crescere la nostra terra, impegnandoci fattivamente per migliorarla”.
“Luca Lucini è rimasto molto attaccato a questa terra, è uno di quei registi dotato di particolare sensibilità e gentilezza – racconta Antonio – ed è facile entrare in una spirale di empatia propositiva con lui, tanto che si è creata un’amicizia fatta di rispetto”.
In concreto la coppia sta lavorando per far crescere la cantina dell’Antico Casale, “il percorso dei vini va assolutamente approfondito”, vogliono continuare ad accogliere visitatori e ospiti e offrire un’accoglienza diversa: calorosa, piena, amichevole.
Un sogno come il loro è davvero la speranza di tante realtà locali dal fascino ineguagliabile, realtà che lottano per affermarsi in un mondo che corre veloce e pensa che la modernità debba surclassare le radici e le origini.
L’identità diventa quindi missione, ed è il punto su cui la produzione, nella figura del regista Luca Lucini e dell’attore Cristiano Caccamo (taurianovese n.d.r.) e Antonio e Margherita dell’Antico Casale si ritrovano fortemente: “nelle scene del film si avverte l’impegno di esprimere le proprie origini, la necessità delle proprie radici. La Calabria può essere se stessa e può affermarsi per le sue peculiarità, senza tentare di scimmiottare ciò che non è” afferma Antonio.
La cinematografia diventa quindi il tramite attraverso cui far arrivare al grande pubblico la bellezza della natura, e la forza di una cultura che affonda le sue radici nel tempo.
Pronti a premere play per scoprire un po’ di Calabria vera?