Gli studenti internazionali dell’Unical e in particolare quelli provenienti dall’Africa si stringono ai loro compatrioti contro la nuova pratica dedita allo schiavismo che sta prendendo sempre più piede in Libia. Gli iscritti al campus di Arcavacata, dopo una manifestazione nata spontaneamente nell’immediatezza delle notizie provenienti dalla Libia, hanno promosso e organizzato una marcia che ha coperto tutto il ponte carrabile con dei chiari intenti solidaristici e non solo. «Ci siamo riuniti tra i cubi dell’università della Calabria perché è il nostro luogo di studio – racconta Bodiong Jacques Antoine Tome, uno degli organizzatori della marcia – per lanciare un segnale al governo libico. Vorremmo che prestasse maggiore attenzione ai tanti giovani che sono costretti a fuggire dalla loro terra e dall’atrocità di essere venduti come schiavi». Sono tantissimi i giovani che affollano le spiagge libiche con la speranza di prender il mare, nonostante la situazione di estrema pericolosità con cui affrontano il viaggio, pur di arrivare in Europa e fuggire da una situazione insostenibile nella loro terra. Proprio nel corso delle giornate di attesa, sempre più spesso, i più robusti tra loro vengono fatti prigionieri e venduti come schiavi da chi cerca manovalanza nei campi. Una situazione venuta alla ribalta con un video della CNN nel quale, nel giro dei pochi minuti che sono stati registrati, si vedono chiaramente una decina di uomini praticamente battuti all’asta come merce. La marcia all’Unical è iniziata come un corteo di un centinaio di persone, il raggruppamento è avvenuto alle pensiline. Sono numerosi gli studenti internazionali che provengono dall’Africa e che riescono a soggiornare per un periodo di studi nel campus. Un’opportunità che si trasforma in un momento di crescita e confronto anche per gli studenti italiani che possono apprendere usi, costumi e situazioni altrimenti molto lontani. La manifestazione ha infatti accolto l’interesse di molti universitari italiani che si sono sentiti coinvolti dall’orrore che sta avvenendo sulle coste libiche e hanno voluto esprimere la loro vicinanza partecipando e aderendo all’iniziativa. Il serpentone ha percorso il ponte continuando ad attirare altre persone e sono stati molti gli studenti e i docenti che si sono mostrati solidali alla causa e hanno deciso di partecipare lasciando per un po’ le loro occupazioni tra i cubi. «Ogni partecipante al corteo ha scritto il proprio pensiero in merito alla questione su di un foglio A3 nella propria lingua d’origine – spiega ancora Tome – per questo abbiamo definito la marcia silenziosa. Devo dire che per noi è stato molto significativa la partecipazione dei docenti e degli altri studenti. Non una manifestazione contro la Libia o contro i nostri connazionali, ma un momento per riflettere e non spegnere la luce su uno spaccato di sofferenza che tocca tutti noi». La marcia è finita nel piazzale dell’anfiteatro antistante il Tau, da qui i partecipanti si sono dispersi verso le loro attività, pronti a organizzarsi nuovamente per far valere le proprie idee e far sentire la propria voce.