di Luca Meringolo
Un incontro emozionante con uno dei giornalisti sportivi di Sky Sport che ha fatto “la storia”… Eccoci con Massimo Tecca, giornalista e telecronista sportivo di Sky Sport.
L:Come si è avvicinato al mondo del giornalismo ? Prima del giornalista aveva altre aspirazioni ?
M:Già da studente con il giornalino della scuola. In realtà non avevo altre aspirazioni: mi ero costruito un “piano B” iscrivendomi a Giurisprudenza ma in realtà non ho mai pensato di fare l’avvocato, era un’alternativa da sfruttare in caso le cose non fossero andate bene nel giornalismo. Vale anche come consiglio per i giovani di oggi: costruirsi comunque una seconda via, un’alternativa, è quasi obbligatorio visto come vanno le cose.
L:Cosa ha provato all’età di 20 anni ad essere inviato in Argentina durante i Mondiali del 1978?
M: L’esperienza in Argentina è stata formidabile, pur vissuta accanto al dramma dei desaparecidos. Lavorare contro il fuso orario (5 ore di differenza in meno rispetto all’Italia se non ricordo male) è un grande allenamento a far presto, a correre: scrivere le interviste, telefonare con le difficoltà che c’erano all’epoca e ovviamente senza cellulari, è stata una palestra fondamentale “sul campo”. Ha aiutato moltissimo la vicinanza di un professionista straordinario come Mimmo De Grandis (papà di Stefano che attualmente lavora con me), sempre pronto a consigliare e correggere: la notizia sempre in testa, l’idea del “titolo” da offrire a chi sta in readazione, le interviste possibilmente pungenti e mai banali, gli spunti critici da inserire in ogni articolo.
L: Che cosa sa dirmi dell’esperienza a Tele +2?
M: Tele+2 è la prima realtà di pay-tv in Italia. All’inizio un esperimento, un salto nel buio: nel ’91 avevamo solo i campionati di Inghilterra, Germania e Spagna, non esistevano certezze sulla serie A che sarebbe arrivata qualche anno più tardi. Si intuiva che il futuro sarebbe stato quello di una tv “su misura” per l’utente, non più quello di una tv che ti impone ciò che lei vuol farti vedere. Lasciare all’epoca una corazzata come il “Corriere dello Sport-Stadio” fu una vera scommessa, fortunatamente vinta.
L: Dopo l’esperienza a Stream Tv è entrato a Sky, ha qualche aneddoto legato a Sky?
M: Sky è il coronamento di un sogno, la realizzazione dell’idea di cui parlavo prima: una tv che soddisfi le esigenze dei suoi abbonati in qualsiasi campo, dai film all’informazione, dagli eventi sportivi alle fiction.Più che un aneddoto, l’esperienza dei Mondiali 2006 -coronati dalla vittoria dell’Italia e per me dalla semifinale Francia-Portogallo- è stata totalizzante e appagante: con interviste, servizi, collegamenti al volo anche dalla strada, insomma un’immersione totale nell’evento per più di un mese. Il servizio che ricordo con più piacere fu la ricostruzione dell’attentato durante le Olimpiadi di Monaco 1972, fatto sul posto con interviste anche a chi viveva in zona in quel periodo.
L: Quale evento sportivo le piacerebbe raccontare un giorno?
M: Premesso che sono molto contento di quello che ho fatto, il sogno è raccontare una finale Mondiale, magari con l’Italia.
L: Che consigli darebbe ai giovani che vogliono intraprendere la sua professione?
M: Il consiglio è quello di essere “multimediali”: saper condurre un programma, saper scrivere un pezzo, riuscire a fare una radiocronaca, una telecronaca, un’intervista nel migliore dei modi. Non negarsi a qualsiasi esperienza, per quanto poco o nulla gratificante all’inizio. Avere la curiosità di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Rompere le scatole a chiunque pur di arrivare all’obiettivo. Non arrendersi alle difficoltà, mai. Cercare nelle realtà locali che a volte offrono più occasioni dei grandi network per farsi spazio.
Ringraziamo Massimo Tecca per la massima disponibilità.
Ph. Internet