di Luca Meringolo
Intervista a tu per tu con Giuseppe Sabadini, ex terzino italiano degli anni 60/ 70/80, con cui riviviamo la sua carriera partendo dall’inizio fino ad arrivare al periodo attuale dopo il ritiro e le varie esperienza da allenatore.
D. Come ha iniziato la sua carriera nel mondo del calcio?
Giuseppe Sabadini: Giocavo nella squadra del mio paese Sagrado Gorizia, la mattina giocavo con gli atleti e il pomeriggio andavo a fare gare di atletica, a 14 anni ho fatto un provino per la Juventus, l’anno dopo ho fatto un provino per l’Inter dove vi era Invernizzi, sono andato bene e poi sono andato a Milano però dopo 15 giorni sono tornato a casa a causa di alcuni giochi a rialzo del mio procuratore con i dirigenti dell’Inter. Dopo un paio di mesi però lui stesso mi ha portato alla Sampdoria.
D. Parlando della sua esperienza alla Sampdoria cosa mi può dire di Fulvio Bernardini ? So che per lei fu un maestro…
Giuseppe Sabadini: Si, lo è stato, all’inizio dopo il mancato approdo all’Inter mio padre non mi voleva mandare, voleva che mi trovassi un lavoro e io gli dissi che se entro un anno non avessi giocato una partita in Serie A sarei tornato a casa. Sono andato alla Samp, ho giocato negli allievi, negli Juniores e poi nella primavera, verso Natale venni preso nelle riserve della prima squadra, dove giocai 7 partite facendo 4 gol nel ruolo di prima punta all’epoca. Fra i ragazzi segnai 21 gol e Bernardini mi notò grazie alla mia velocità e mi iniziò a convocare per le partite della prima squadra e nella penultima giornata del campionato 1965/66 contro il Napoli mi fece esordire in serie A a 17 anni. L’anno successivo pensò di farmi giocare terzino per sfruttare la mia velocità, nei tornei che disputai vinsi 2 volte il premio come miglior terzino e dopo aver esordito anche in Coppa Italia fui titolare per 3 anni saltando solo una partita.
D. Nell’Estate del 1971 vi fu poi il suo passaggio al Milan voluto da Rocco Nereo, giusto?
Giuseppe Sabadini: Sì, gli piacevo e lo dichiarava sempre sui giornali, all’inizio io ero di proprietà della Juventus e l’anno prima dovevo andare lì però le due società non trovarono l’accordo economico. In quel periodo avevo appena vinto il premio Giuliano Taccola come miglior giovane d’Italia, mi volevano sia Inter che Juventus che Milan. Mi chiamò allora il presidente per chiedermi dove volevo andare a giocare e io gli dissi che ero milanista e che mi sarebbe piaciuto giocare con Rivera e da lì andai al Milan.
D. Quali sono stati i momenti di massima gioia e di massima delusione al Milan?
Giuseppe Sabadini: Entrambi nella stagione 1972/73 quando perdemmo il campionato a Verona, all’ultima giornata ma vincemmo Coppa delle Coppe contro il Leeds e la Coppa Italia. Diciamo che quell’anno e anche il precedente ci sono state sviste come il gol regolare annullato a Chiarugi contro la Lazio, l’espulsione di Rocco e anche episodi arbitrali che ci hanno sfavorito e favorito altri, l’ultima giornata contro il Verona già salvo, la partita ci venne presentata come una festa per noi e invece non fu così
D. Con quali compagni di squadra andava più d’accordo e quali la impressionavano di più?
Giuseppe Sabadini: Andavo d’accordo con Aquiletti, Zignoli con cui dividevamo spesso la camera, poi ovviamente c’era Rivera che era un grande giocatore, ma devo dire che io al Milan ho giocato con altri grandi giocatori: Prati, Rosato, Chiarugi, Biasolo, Benetti, Schnellinger. Sono convinto che in quei 2 anni dal 1971 al 1973 dovevamo vincere di più, nel 1972/73 in 30 partite di campionato segnammo 65 gol più di 2 a partita in media, ma purtroppo arrivammo secondi…
D. Lei venne convocato per i Mondiali 1974 in Germania, secondo la sua opinione quale fu il motivo del fallimento della spedizione azzurra?
Giuseppe Sabadini: In nazionale avevo esordito a Genova contro il Lussemburgo vincendo 5-0 , abbiamo battuto 2-0 il Brasile in amichevole, abbiamo battuto 2-0 l’Inghilterra con cui non vincevamo da 45 anni e con la Germania che poi avrebbe vinto il mondiale facemmo 0-0. Ci presentammo bene ma è stata una spedizione un po’ polemica. C’erano polemiche: chi voleva far fuori Rivera, gente che non andava d’accordo, gente che si intrometteva nelle decisioni del mister, io stesso dovevo giocare contro Haiti, me lo aveva già detto il mister, ma purtroppo, inspiegabilmente, non giocai e fui mandato in panchina. Dovevo giocare anche contro la Polonia,così mi disse Valcareggi, e invece addirittura andai in tribuna e dopo 20 anni quando con il mister ci siamo rivisti mi spiegò la verità, ma io in quel momento ci rimasi male, io stavo molto bene in quel periodo, purtroppo nell’Italia sono successe molte volte queste cose.
D. Successivamente la sua carriera è proseguita anche in altre piazze dopo il Milan,Catanzaro, Catania e Ascoli, sono state anche queste esperienze importanti?
Giuseppe Sabadini: Assolutamente, in principio io avevo firmato il rinnovo del mio contratto con il Milan, quindi dovevo rimanere a Milano, ma successivamente ebbi degli screzi con il direttore sportivo e più tardi dopo il corteggiamento del presidente del Catanzaro, nato dopo una amichevole per celebrare il ritorno dei calabresi in A dopo tanto tempo decisi di andare a giocare lì. A Catanzaro rimasi 5 stagioni, poi trascorsi un anno con il Catania e 2 anni con l’Ascoli.
D. Che sensazioni ha provato intraprendendo la carriera di allenatore?
Giuseppe Sabadini: Io ho iniziato facendo il giocatore/allenatore per 2 anni a Corigliano Calabro, in una situazione delicata perché il presidente aveva dichiarato banca rotta, in quel periodo io giocavo arretrando la mia posizione nel ruolo di libero, in quei 2 anni arrivammo quarti e l’anno successivamente settimi. Feci poi un anno come vice allenatore del Catanzaro in cui allenavo anche i portieri e successivamente mi volle Tony Pasinato al Venezia e io lo seguii. Lavoravo come osservatore e facevo le recensioni sulle squadre che dovevamo affrontare e al termine del girone d’andata eravamo primi, però in seguito vi furono dei contrasti tra allenatore, giocatori e direttore sportivo e la squadra subì un forte calo e scendemmo di posizioni in classifica, dopo l’esonero del tecnico per 10 partite allenai io. Passai l’anno successivo all’Alessandria dove nel 1990/91 vincemmo il Campionato di Serie C2 e dove portai in prima squadra giocatori come Bertotto. Fu, poi, la volta di Avezzano dove condussi la squadra alla salvezza, da lì poi iniziai la mia trafila e mi capitarono sempre squadre un po’ disastrate, finché nel 2004 dopo l’esperienza al Taranto decisi di ritirarmi dalla carriera di allenatore. Non mi riconoscevo più in quel calcio e ho voluto seguire fino in fondo gli insegnamenti della mia famiglia: mai accettare compromessi strani e oscuri ma dare sempre il merito a chi lo ottiene onestamente. Mi sono occupato anche per molto tempo di alcune scuole calcio, attività che svolgo ancora oggi e con un mio amico amico abbiamo fatto una convenzione per dare una mano al presidente della Soverato per cercare di salvare la squadra.
D. Che opinione ha del Milan di oggi e del calcio in generale di oggi?
Il Milan ha iniziato un discorso serio impostato sui giovani, mi auguro che il progetto cinese dei nuovi investitori possa funzionare. Nel calcio di oggi i soldi fanno gola e si cerca sempre di portarne a casa, anche grazie alle televisioni il più possibile, le rose rispetto al passato si sono allargate, ora c’è un limite di 25 giocatori ma una volta forse con rose da 14 giocatori che giocavano sempre campionati e coppe c’era più spirito di sacrificio nonostante oggi il gioco sia molto più veloce.
Ringrazio Giuseppe Sabadini per la sua gentilezza e per la sua disponibilità nel raccontare attraverso i suoi ricordi e le sue impressioni l’avventura all’interno del mondo del calcio.