DA GRANDE NON VOLEVO ESSERE VIOLENTATA.
Il 7 febbraio, tramite fb, il sindaco di San Cesario (di cui ignoravo persino il nome) mi invitava a ritirare una lettera dall’ufficio protocollo del suo comune.
Anche se mi sembrava piuttosto insolito il mezzo di comunicazione (poi avrei capito che si trattava di pura cortesia da parte del Dottor Andrea Romano) feci quanto richiesto per ritrovarmi tra le mani con una lettera di una donna che si firmava con il nome di Marianna e si presentava come una vittima delle peggiori violenze che una donna possa subire, violenze avvenute durante la guerra di Bosnia.
La donna, ormai in Italia da diversi anni (anche se non specifica la località) voleva complimentarsi con me per il racconto “La pacifista, il soldato e uranio Q.B.”
Non ho fatto vedere a nessuno quella lettera: la ritenevo qualcosa di personale e intimo tra me e la sconosciuta. Col passare del tempo, mi ritrovavo a pensare a quella lettera e sul motivo reale della sua spedizione. Non credevo che fosse stata inviata solo per complimentarsi…
L’ho fatta vedere a un amico psicologo per avere conferma dei miei dubbi.
Secondo lui la lettera era una richiesta di aiuto e mi consigliava di cercare di contattare la donna per “manifestarle quel sostegno e quella fiducia che ha bisogno di ritrovare e ricostruire…”.
Gli ho risposto che, a parte che non saprei come fare per contattarla, la mia impressione era che quella lettera era indirizzata a se stessa, un modo per scacciare fuori ciò che la tormentava. Cercarla mi sembrava non rispettare la sua intimità. L’unica cosa che potevo e dovevo fare era quella di farle sapere che la lettera era arrivata a destinazione. Che qualcun altro condivideva il suo dramma.
È passato altro tempo e, dopo circa due mesi, ho deciso di fare qualcosa.
Ho contattato organi di stampa locali e non, raccontando questa storia e la semplice richiesta di aiutarmi a far sapere ad una donna, vittima delle peggiori violenze, che poteva trovarsi vicino casa o a diversi km, che la sua lettera era stata letta.
Ho incontrato un sordità ed una indifferenza indescrivibile. Questo, nonostante un’attività culturale più che ventennale mi garantisce ottimi rapporti con la stampa.
Marianna (e le migliaia di donne che hanno subito la sua sorte) non voleva, da grande, essere violentata.
Dalla bacheca pubblica, ma con consenso di Pino Cannoletta