di Nunzia Stagno
La moda è diventata uno scudo che copre la personalità di ogni individuo che ne diventa schiavo. In quest’era, dove conta principalmente l’apparire, piuttosto che l’essere, il mondo delle passerelle sta prendendo il sopravvento sugli adolescenti e non solo. Moltissimi, infatti, sono quelli che cercano di farsi accettare attraverso “travestimenti” -tra cui la moda – anche se questo può compromettere la propria personalità. È più facile seguire le tendenze che farsi conoscere per ciò che realmente si è.
La moda può essere anche una forma di espressione per i ragazzi con molte idee, ma se quest’ultime vengono influenzate dalle pubblicità ingannevoli, possono portare all’omologazione nella società. Il patinato mondo del bello, presenta due aspetti contrastanti: la voglia di essere diversi dagli altri e il desiderio di essere accettati.
Altri tipo di condizionamento sono i tatuaggi, che nella maggior parte dei casi vengono fatti per “bellezza”, per nascondere l proprio aspetto, oppure per apparire agli occhi degli altri forti e superiori.
L’ideale di bellezza è in continua evoluzione, tanto che decade in fretta e viene sostituita e rinnovata continuamente. Dietro al bisogno di omologazione c’è all’origine un forte senso di inadeguatezza che rende la persona insicura di tutto ciò che prova. La televisione, come tutti gli altri mezzi di comunicazione, illude la folla con gli ipnotici annunci pubblicitari i quali mostrano solo gli aspetti positivi di un qualsiasi prodotto non mostrando tutti i risvolti che può avere. A noi giovani, d’altra parte, non piace farci condizionare dagli adulti, ma tendiamo a cascare nei loro inganni diventando così “schiavi” delle immagini scintillanti e patinate.
Spesso capita di assistere a scene in cui vengono messi da parte ragazzi, solo perché non possono permettersi di vestire come la massa, quando poi, dovrebbero essere invece esaltate le differenze. La moda, quindi, dovrebbe essere un mezzo per esprimere ciò che realmente si è. Con questo presupposto dovrebbero quindi esistere tante mode in rapporto alle tante personalità esistenti.
Parlando di un altro tipo di stereotipo da seguire, troviamo i social network: mezzi di comunicazione di massa capaci di condizionare le menti degli adolescenti, i quali molte volte, hanno timore di emergere in una comitiva oppure in un gruppo di amici prediligendo un rapporto di amicizia virtuale.
Un altro esempio di “moda”, intesa come trend, può essere il fumo, usato anche come forma di ribellione dagli adolescenti. La maggior parte di essi fatica a socializzare e tende a creare veri e propri “scudi” per sentirsi più protetti e sicuri. Molte volte i ragazzi vengono travolti da queste mode e tendenze e di conseguenza perdono la propria autostima, hanno paura di essere giudicati o di finire per essere addirittura disprezzati.
I ragazzi cominciano a seguire una moda quando hanno un bisogno di identificarsi, di avere una vera e propria immagine pubblica e molte volte i giovani si chiudono in sé stessi, sentendo il bisogno di appartenere ad una massa, di non sembrare assolutamente diversi dal resto. Sentirsi diversa porta a sentirsi a disagio, sentirsi discriminato oppure osservato male, in qualsiasi momento e situazione e fino all’emarginazione che, talvolta sfocia nel bullismo.
Anche a me piace seguire le tendenze e non penso che sia sbagliato cercare di essere alla moda ma, personalmente, ritengo che comunque, anche nel seguire le novità sia importante mettere sempre un po’ della propria personalità aggiungendo un particolare che ci distingua dalla massa e che serva a farsi notare, qualcosa che risalti il “gusto” e l’originalità che ci rende unici.
Penso inoltre che bisogna avere coraggio e forte personalità per essere “diversi” dall’omologazione che la moda ci richiede e che questo sia fondamentale per farci scoprire cose nuove e affascinanti. Solo in questo modo possiamo essere portatori di innovazione e bellezza artistica, favorendo l’avanzamento del fenomeno che comunemente chiamiamo “progresso”.
Dovremmo tutti tenere a mente che: “Uno non è quello che ha, ma quello che è”.