Oltre 250 professionisti in ambito sanitario nella giornata dell’11 aprile hanno scelto di incrociare le braccia e di raggiungere Catanzaro dove si è svolta una manifestazione contro la ricollocazione dei fondi rivolti alla sanità privata accreditata.
È sotto gli occhi di tutti lo sfacelo in cui versa il comparto della salute nella nostra Regione: il contenimento della spesa sanitaria attuato attraverso la chiusura di interi presidi ospedalieri pubblici, il blocco del turnover delle assunzioni, l’applicazione di tagli lineari indiscriminati ha determinato il crollo del servizio sanitario pubblico. Ora il Commissario sta estendendo questa politica distruttiva anche nel comparto della specialistica ambulatoriale privata accreditata, che è un settore cardine per la prevenzione, per la diagnosi precoce e per il monitoraggio di malattie acute, croniche, tumorali, infiammatorie: in esso sono ricompresi tutti gli esami di laboratorio, gli esami di diagnostica per immagini quali Ecografie, Tac e Risonanze Magnetiche, le visite mediche specialistiche di tutte le branche e le prestazioni di fisiokinesiterapia.
Tutto ha inizio a novembre 2017 con la pubblicazione del DCA 128/2017, decreto di assegnazione delle risorse di specialistica ambulatoriale privata accreditata per l’anno 2017 che stabilisce un taglio retroattivo ed immotivato di ben 13 milioni di euro da questo settore, dopo che gli stessi erano stati trasferiti all’Ospedalità privata accreditata a fine 2016 con il DCA 135/2016.
Le Associazioni di Categoria tutte, affiancate anche da privati cittadini, hanno impugnato immediatamente il suddetto decreto, che sottrae risorse alla prevenzione nonostante le stesse fossero già insufficienti a garantire il fabbisogno minimo di prestazioni pro- capite (12 prestazioni per abitante; DCA 32/2107). I dati di produzione 2016 e 2017, certificati dagli stessi Direttori Generali delle Aziende Sanitarie, hanno infatti confermato la forte carenza di prestazioni erogate complessivamente dal pubblico e dal privato accreditato in entrambi gli anni ed in tutta la regione. In alcune provincie, come ad esempio quella di Cosenza, la più popolosa, questo valore scende addirittura fino a 7 prestazioni per abitante, meno della metà di quanto fruiscono i cittadini delle altre regioni italiane.
È importante sottolineare che il valore di 12 prestazioni ad abitante è già un valore drasticamente inferiore al numero di prestazioni che viene garantito in tutte le altre regioni italiane (18-20 prestazioni ad abitante). La scelta di stabilire per la Calabria un valore di fabbisogno così stringato è scaturita appunto dalle necessità di restrizione economica dettate dal Piano di Rientro. Pertanto il mancato raggiungimento anche di questo valore si ripercuote irrimediabilmente sullo stato complessivo della salute dei cittadini calabresi, essendo questo un settore strategico per la prevenzione. E infatti, in un recente censimento dell’ISTAT, la Regione Calabria risulta essere in Italia quella a più elevato tasso di incidenza per patologie croniche, acute, tumorali e infiammatorie.
Nonostante ciò il Commissario decide di sacrificare ulteriormente un settore già sotto finanziato per trasferirne le risorse al settore dell’ospedalità privata accreditata! Una tale politica sanitaria, oltre che immotivata, dannosa per i calabresi, in contraddizione con i propri stessi decreti di programmazione del fabbisogno, va anche nel verso opposto rispetto alle Direttive dettate dal Ministero della Salute. La relazione economico finanziaria della Direzione Generale della programmazione del Ministero della Salute in accompagnamento al Decreto sui nuovi LEA chiede infatti alle Regioni di ridurre il finanziamento all’ospedalità privata accreditata e di incrementare le risorse alla specialistica ambulatoriale privata accreditata, con l’intento di investire sulla prevenzione al fine di garantire i LEA a tutta la popolazione. Le innumerevoli liste d’attesa per l’esecuzione di prestazioni di specialistica fornite dai cittadini e allegate al ricorso contro il DCA 128/2017 sono una triste testimonianza dell’impossibilità per i cittadini calabresi di curarsi in tempi ragionevoli nella propria regione. Siamo ora in attesa dell’udienza di merito del Tar, fissata per il 12 aprile.
Questo è quanto accaduto nel 2017.
Purtroppo i soprusi del Commissario non si sono arrestati neanche per attendere gli esiti della giustizia: il 23 marzo viene pubblicato il nuovo decreto di assegnazione delle risorse per l’ospedalità privata accreditata (DCA 70/2018) per l’anno 2018. Con questo nuovo decreto il Commissario attua un’ulteriore azione subdola di depauperamento del settore della specialistica ambulatoriale, attribuendo al settore Ospedalità Privata risorse per un totale di circa 196 milioni di euro che non ricomprendono però le risorse per l’erogazione degli APA e dei PAC. Sono questi dei pacchetti di prestazioni erogabili esclusivamente dalle case di cura e convertibili anche con i ricoveri, quando necessario, e per questo sempre compresi nel capitolo di bilancio dell’ospedalità privata accreditata. Lo stesso decreto richiama espressamente la legge di stabilità del 2012 secondo la quale la somma delle risorse stanziate per l’ospedalità privata accreditata e per la specialistica ambulatoriale privata accreditata non può superare la cifra di €258.11,3 milioni, e deve essere comprensiva degli APA e PAC. Pertanto, data l’esistenza di un tale vincolo, è risultato matematicamente determinato l’intento di sottrare ancora risorse alla specialistica ambulatoriale per finanziare prestazioni che riguardano solo l’ospedalità privata. Tanto oggi è stato dimostrato: il DCA 72/2018, pubblicato sul sito della Regione Calabria il 28 marzo, realizza appunto quanto già annunciato con il DCA 70: le risorse del settore di specialistica ambulatoriale privata accreditata dovranno garantire anche la copertura di almeno l’80% dei pacchetti APA e PAC erogati nel 2017. Ciò si traduce in una sottrazione di fondi di circa 20 milioni di euro alle strutture di specialistica, che saranno utilizzati per rimborsare prestazioni erogabili esclusivamente dalle Case di Cura.
Ancora una volta il Commissario, noncurante dei fabbisogni, della giustizia, delle Direttive Ministeriali, vuole affossare e distruggere un intero settore produttivo, un settore che ha il compito delicato ed importantissimo di attuare la prevenzione sanitaria in una Regione che ricopre gli ultimi posti nell’ambito dell’assistenza sanitaria e che è già sotto finanziata rispetto ai Livelli minimi di Assistenza stabiliti dallo stesso Commissario.