di Luca Meringolo
. Come ti sei avvicinato al mondo del calcio?
J: “Una cosa che nasce molto da lontano, nel senso che da bambino mio zio era milanista e ha iniziato a regalarmi le magliette e i completi del Milan di quando i rossoneri avevano come sponsor Oscar Mondadori. Ancora oggi ho la prima, la seconda maglia e la tuta che all’epoca erano in lana. Era inevitabile che diventassi milanista. Poi la scintilla è scattata con il gol di Hateley nel derby. Da lì è nato l’amore per il Milan e poi è venuto l’amore per il calcio brasiliano”.
. Chi ti segue sa che sei appassionato di calcio brasiliano, come nasce questa passione?
J: “Nasce da Zico, perchè una mattina da bambino vidi una sua partita in televisione trasmessa su Telemontecarlo, non ricordo se si trattava dell’addio al calcio o al Flamengo, ma io sentivo elogiare quest’uomo e calciatore e durante la partita realizzò una delle sue celebri punizioni e lo esaltarono ancora di più. Lì mi sono innamorato del calcio brasiliano a 360°. Poi è ovvio, ci sono stati altri calciatori che mi hanno fatto innamorare di quel calcio come Cafù, Ronaldo il fenomeno, Ronaldinho e, soprattutto, Neymar. Con Zico ho capito che c’era uno stile: non era solo calcio! Poi ho anche studiato libri sul calcio e sui talenti brasiliani e ho iniziato a seguire i campionati brasiliani… Guardo i campionati giovanili dove gioca il Brasile. In Europa spesso si fa fatica a capire il calcio brasiliano, è una filosofia di vita, c’è molto dietro i calciatori e dietro quel modo di pensare il calcio. A me fa sorridere quando sento: “Eh ma sbaglia un dribbling di troppo” o fa il colpo di tacco. Ultimamente ho letto un libro: “L’arte della finta”dove si parla dell’arte del dribbling di Garrincha e dei grandi maestri del calcio brasiliano. Questo libro mi ha affascinato ancora di più. Io non criticherò mai un calciatore che prova un dribbling o una grande giocata, io semmai criticherò chi non ci prova.
. Il Milan possiamo dire che ha unito le tue passioni visto che vi hanno giocato tanti brasiliani…
J: “Si si, Kakà, Cafù, Ronaldinho, Ronaldo il fenomeno, anzi, su di lui avevo letto tanto, perchè mi facevo arrivare i quotidiani dal brasile e leggevo che aveva debuttato da ragazzo nel Gremio realizzando 5 gol. Quando l’ho visto giocare in Europa me ne sono innamorato, già nel PSV e poi nel Barcellona. Io credo infatti che il miglior Ronaldo si sia visto nel Barcellona, gli ho visto fare delle cose che non gli ho nemmeno visto fare nell’Inter. Quando arrivò all’Inter io divenni suo fan, ero fan del calciatore! E’ stato incredibile in tutta la sua carriera, anche da zoppo e ingrassato. Giocatore fuori dal mondo, esattamente come Ronaldinho, io ancora oggi gli vedo fare delle robe incredibili nelle partitelle tra amici, nonostante ormai non sia più un calciatore. Io credo che lui sia come talento puro uno dei primi 5 della storia del calcio. E’ lo spot per fare innamorare le persone del calcio. Ronaldinho è la vera essenza di questo sport. Purtroppo in Italia si insegue il modello della fisicità come in Inghilterra e non si esalta la qualità tecnica, addirittura criticando chi fa dribbling ed elastici ritenendoli inutili. Un calciatore bravo va esaltato e non va limitato nelle giocate, per esempio Ancelotti lo reputo un grande del calcio perchè è stato in grado di far coesistere tutti i calciatori tecnici che aveva al Milan. A me non interessa solo vincere, ma anche il modo e per me i grandi traguardi arrivano con i grandi calciatori. Per me bisogna educare i tifosi alla bellezza del calcio che non deve basarsi solo sull’altezza del peso, ma soprattutto sulla qualità tecnica. Vengono ricordate le cose anormali, la diversità del calcio, io non mi emoziono per la fisicità in tale sport”.
. Questa visione come la porti all’interno del tuo lavoro di giornalista ?
J: “Io non mi permetto di criticare chi ha idee diverse dalle mie, il calcio è bello perchè può essere vissuto alla propria maniera, quello che per me è sbagliato può essere giusto per te e viceversa”.
. Chi ti segue sa che tu sei appassionato di videogiochi, film, serie Tv, manga e anime, raccontaci di queste passioni…
J: “Il primo manga l’ho comperato che facevo la prima media, ora ho 42 anni, tutt’ora compro manga, ne ho una mansarda piena. Il primo anime che ho comperato e guardato è “Rocky Joe – l’ultimo round” per VHS distribuita da Yamato. E’ stata la prima videocassetta che ho comprato e che ho ancora, poi sono passato ai DVD dove ho iniziato ad acquistare i film e in totale ne ho 2700 titoli, ho anche i Blu Ray, ne tengo circa un migliaio. La passione per i videogiochi nasce dal Commodore 64 acquistato per me all’epoca dai miei genitori e da quel momento io gioco costantemente ai videogiochi ancora oggi. Io credo che questi interessi, oltre alla musica non mi abbandoneranno mai. Poi ovviamente tra i manga e anime ci sono dei prodotti iconici per me come Dragon Ball, Slam Dunk, Capitan Tsubasa, anche se già io parto dall’epoca precedente caratterizzata dell’Uomo Tigre, Ken il guerriero, oltre che naturalmente dei prodotti sui anime che trattano di robot, dei quali io sono un vero appassionato. In quel periodo poi era facile la diffusione di questi prodotti soprattutto grazie ai programmi contenitori che li trasmettevano. Oggi con la crisi è più difficile e quindi si tende a preferire piattaforme come Netflix, oppure a cercare tutto in modalità streaming. E’ sparita completamente la Tv dei ragazzi in questo senso. Devo dire che in quel periodo c’erano anche molte tv private che trasmettevano anime, ricordo per esempio Junior Tv che era una Tv regionale e ricordo che doppiava i prodotti in maniera fedele, mi viene in mente per esempio all’epoca la prima stagione di Dragon Ball”