Il divorzio di Harry e Meghan dalla Casa Reale inglese si è compiuto. E, come auspicato dalla Regina, le condizioni sono state scritte in tempi record. Era l’8 gennaio quando i coniugi hanno confermato le indiscrezioni che li vedevano protagonisti da tempo, dichiarando di voler fare “un passo indietro come membri senior della famiglia reale e lavorare per diventare finanziariamente indipendenti, pur continuando a sostenere pienamente Sua Maestà la Regina”. A poco più di dieci giorni di distanza, è stato messo nero su bianco anche il “come”: Harry Mountbatten-Windsor e Meghan Markle, d’ora in poi solo “duchi del Sussex”, perderanno il titolo di Sua Altezza Reale (Her/His Royal Highness) e il diritto a rappresentare la Corona nelle occasioni ufficiali, anche a titolo gratuito. Rilevanti anche le implicazioni di carattere economico, visto che non riceveranno più fondi pubblici e dovranno rimborsare di tasca propria i 2,5 milioni di sterline spesi per la ristrutturazione del cottage Frogmore House. “È molto doloroso essere arrivati a questo”, ha commentato il secondogenito del principe Carlo nel corso della sua prima uscita pubblica dopo l’annuncio, legata a un evento di beneficenza. Ma, ha precisato, “non c’era davvero altra scelta”.
Mentre televisioni e tabloid si scatenano alla ricerca di indizi sulla nuova vita dei duchi del Sussex, la loro scelta è già un successo se letta con gli occhi del marketing. A puntare l’attenzione su questo aspetto è Gianluca Lo Stimolo, fondatore e CEO di Stand Out Agency, la prima agenzia in Italia specializzata in servizi integrati di Personal Branding. “All’indomani del primo comunicato sull’addio a Buckingham Palace, era già online il sito SussexRoyal.com e l’omonimo marchio era stato registrato per l’uso su un centinaio di prodotti diversi, dai libri alle magliette, dalle riviste alle campagne di beneficenza. Ciò sottintende una ben precisa strategia di costruzione di un brand personale – o, per meglio dire in questo caso, di coppia”.
Un’analisi pubblicata da Forbes ha già provato a tradurre in cifre il brand Sussex Royal, a partire da un presupposto tutt’altro che banale: già oggi, la monarchia britannica è una miniera d’oro. La società di consulenza Brand Finance valuta in 2,11 miliardi di euro l’indotto annuo della Royal Family, tra turismo (586 milioni di euro), Royal Warrants (i sigilli di garanzia conferiti a circa 800 attività commerciali al servizio della Corona, che valgono 226 milioni di euro), souvenir (175 milioni) ed endorsement informali come l’influenza di Kate Middleton sulle tendenze della moda, già soprannominata effetto Kate (235 milioni). Tutto ciò a fronte di un esborso pubblico pari ad appena 0,76 centesimi di euro per ogni cittadino britannico.