Ph e testo: Gerardo Fortino
Può il ricordo di una persona scomparsa continuare a fare del bene? Piero Romeo morto il 22 febbraio del 2011 all’età di 50 anni è stata la voce che ha permesso a coloro che non avevano più fiato di poter tornare a urlare e sperare. Ultrà indiscusso del Cosenza Calcio, amico e fratello per molti, compagno di chi era ultimo, emarginato e solo. Era un volontario involontario poiché in sé non sentiva di essere speciale bensì faceva ciò che ogni persona secondo lui dovrebbe fare verso coloro a cui chiunque ha voltato le spalle.
Fu il sostenitore della Mensa dei poveri e protagonista di tante iniziative tra cui la promozione del pranzo dei poveri di Natale presso l’Oasi Francescana insieme a Frate Fedele Bisceglie, era l’eroe dei fornelli così lo ricorda oggi Francesco Chiarello (Ciccillá), suo amico e componente del direttivo della Terra di Piero e quando arrivò quel 22 febbraio la città tutta era in lutto. Quel Cosenza del 1914 sapeva di aver perso un pezzo di quella stessa bandiera che lui aveva cucito in grande segretezza da Frate Fedele mentre la città era cosciente del fatto di aver perso quella sferzata di energia che tutti in fondo nella vita hanno qualche volta cercato.
Sergio Crocco (Canaletta), poeta, ultrà del Cosenza, amico di Piero, compagno in curva e giardiniere decise di ridargli vita costruendo “La Terra di Piero” un’associazione, nonché un modo per continuare quello che il suo amico aveva lasciato incompiuto. Loro sono il suo lascito, sono i suoi ricordi e sono l’opportunità di offrire alla città e a chi spera ancora in un miracolo di averne uno. Secondo il Talmud in ogni generazione ci sono 36 giusti ed è per l’amor loro che Dio non distrugge il mondo, nessuno sa chi sono, neppure loro stessi, però sanno riconoscere le sofferenze degli altri e prendersele sulle spalle, Piero forse lo è stato, chissà, forse era proprio ciò di cui la città aveva bisogno.
Quando la saracinesca dell’associazione si sollevò su Via Pasquale Rebecchi, 11, tutti quanti iniziarono a lavorare rammentando alla città che Piero c’era ancora. Nell’agosto del 2016 fu inaugurato il Parco Piero Romeo, un parco giochi anche per bimbi disabili. Ci sono voluti tre anni di lavoro, 213.000€ raccolti a fronte dei 50.000 preventivati a occhio e croce sul tavolo di progettazione e il sudore di ogni volontario per donare ai bambini della città di Cosenza l’occasione di essere innocenti e sé stessi. Da quel momento sono state scritte commedie e partnership in Africa tra cui la Tanzania.
Il 23 agosto un gruppo di 25 volontari si sono uniti a Sergio Crocco, Francesco Chiarello e Roberto Ritrovato, anche lui amico di Piero che lo ha visto protagonista nella sua ora più nera: quando la malattia non lasciava più spazio alla speranza, nonché componente del direttivo dell’associazione, per partire alla volta dei sentieri della Tanzania dove fu battezzato il Parco Piero Romeo 2 in una scuola di Iringa località dimenticata da Dio e dagli uomini. Le previsioni erano contro ogni cosa, però con l’aiuto di altri sei ragazzi dell’associazione Sauti Asilia di Onesmore Mojah, un loro contatto e amico locale, sono riusciti in due giorni a installare tutti i giochi e ad inaugurare il parco. Una inaugurazione avvenuta con tutto il corpo insegnanti, bambini e genitori seduti in quel polveroso ma accogliente cortile, riconoscente anche il responsabile alla tradizione e alla cultura, tutti hanno mostrato interesse e riconoscenza verso quei 25 ragazzi che senza sosta hanno lavorato per regalare un sorriso e un’occasione a chi fino a poco prima non ne aveva.
Annarita Sganga, Paola Martire, Fulvia Fazio, Nando Fazio, Antonio Fazio, Alessandro Picicco, Jenny Altomare, Wilma Colao, Francesco Galluzzo, Massimo Iulianelli (anni ’80), Andrea Pirri, Andrea Greco, Sabatino Fimiani, Vanessa Papa, Francesca Mantellato, Francesca Greco (la Caio), Piero Lato, Angona Maria Carmela, Roberto Mancuso, Silvia Gasparro e Davide Mirabelli sono i nomi dei volontari che hanno lasciato una profonda impronta in Tanzania, scoprendo un mondo che ha dato loro l’occasione di respirarne sia il fascino sia la crudeltà che come una spada rovente penetra gli animi di chi ha solo visto in televisione alcune cose. Per alcuni di loro è stato il primo viaggio oltre Oceano, per altri invece la prima volta in aereo ma nonostante ciò appena hanno toccato il suolo tanzaniano, respirandone ogni singola particella hanno capito di aver fatto la scelta giusta. Tutti uniti come una squadra proiettata verso la meta.
Tante le cose fatte, gli obiettivi raggiunti e i sorrisi donati. Sono stati installati altri quattro giochi, due alla città di Iringa e altri due, nel cuore della notte, di fronte le aule della scuola di Morogoro che oggi indossano le targhe di Gigi Marulla e Marianna Luberto. Aule costruite con sacrificio e impegno per offrire ai bambini del posto un’occasione di riscattarsi da un mondo che non offre grandi occasioni a chi non ha nulla. Al pensiero del lavoro fatto, gli occhi di tutti o quasi si sono arrossati e hanno iniziato a lacrimare. Commozione e gratitudine hanno invaso tutti nel vedere per la prima volta dal vivo quel lavoro che prima, da molti, era stato visto solo dietro lo schermo di un computer.
Alla domanda iniziale Può il ricordo di una persona scomparsa continuare a fare del bene? Senza ombra di dubbio la risposta è sì, dal momento che la Terra di Piero e lo stesso ricordo di Piero Romeo vive in ognuno di loro e, proprio come lui, anche loro hanno cambiato quelle vite a cui nessuno ha mai dato né un volto né un suono.