Testo e foto di Gerardo Fortino
Sabato 1 luglio a Cosenza nella rinnovata Piazza Loreto della città si è concluso il primo GayPride del 2017. Un evento singolare sennonché vitale per dar voce a persone che hanno deciso di dare un nome ai loro volti.
La marcia dell’orgoglio Gay che ricorda i Moti di Stonewall, in altre parole, una serie di scontri che avvennero tra un gruppo di omossessuali e la polizia di New York City.
La notte del 27 giugno del 1969 la polizia irruppe nel bar Gay di Stonewall Inn nel quartiere del Greenwich Village. Stonewall così viene oramai ricordato l’episodio, è stato scelto come simbolo della nascita del movimento della liberazione Gay e fu per questo che il 28 giugno è stato scelto dal movimento LGBT, sigla usata come termine collettivo per riferirsi a persone (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) o Gay Pride come la giornata mondiale dell’Orgoglio Gay.
In Italia invece il Pride arrivò nel 5 aprile del 1972 a Sanremo, per protesta contro “il Congresso internazionale sulle Devianze Sessuali” a cui parteciparono figure di spicco come l’attivista e politico italiano Angelo Pezzana e Mario Mieli, anche lui attivista italiano e teorico degli Studi di Genere e considerato tutt’oggi uno dei fondatori del Movimento Omossessuale Italiano il cui retaggio delle sue gesta viene oggi ricordato nella sua pubblicazione “Elementi di Critica Omosessuale – 1977”
“Spero che la lettura di questo libro favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo reprimono e aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi della falsa colpa”.
A distanza di anni il Gay Pride ancora si deve far sentire, sembra che ancora oggi nel 2017 bisogna ricordare alla società che noi ci siamo, che siamo esistenti. Basta con il bigottismo, non possiamo ancora nasconderci solo perché una piccola parte della società ha paura di ciò che non comprende. Abbiamo una coscienza e un’anima anche noi, e spesso quest’anima soffre e piange proprio come quella di quelle persone che ogni domenica vanno a messa a parlare di pace e amore per il prossimo, siamo qui perché se anche per alcuni il nostro pensiero può sembrare banale, rimane un pensiero che deve essere rispettato, la nostra anima ha tutto il diritto di respirare in un mondo che non può negare la libertà di essere sé stessi. Non abbiamo paura di mostrarci per quello che siamo. Gay, Etero, Transgender o bisessuali non importa, io sono fiera di essere ciò che sono e di essere oggi qui, perché qui non mi sento sola, perché qui mi sento accettata, perché qui mi sento a casa, perché in questa piazza sotto al sole io posso essere ciò che sono, in altre parole, me stessa. Queste sono le parole di “Claudia” una studentessa degli istituti superiori.
Molti sono i manifestanti che sono accorsi dalle città vicine a farsi sentire, e di certo non mancano le rimostranze nei confronti del Sindaco Mario Occhiuto che a differenza dei suoi colleghi sindaci delle rispettive città della provincia, lui ha detto di NO al Patrocinio del Comune per il Gay Pride, Una scelta rispettata da alcuni, ma non condivisa decisamente da altri, che hanno affermato a gran voce che la decisione del Sindaco Occhiuto sia stata dettata dalla paura di perdere una probabile fetta di voti nelle prossime campagne elettorali.
Di certo la scelta del Sindaco Occhiuto ha messo in discussione il pensiero di molti suoi sostenitori, anche etero, che erano qui in piazza a dimostrare solidarietà. Nonostante però il fastidio nei confronti dell’amministrazione comunale che ha optato per un discusso silenzio, il Gay Pride è riuscito comunque conquistare una città pronta a dire la propria, raggiungendo probabilmente quella volontà di fondo sottilissima, cercando di scrostate un po’ la grande menzogna che viviamo quotidianamente, dove ci dicono che esiste sia il bene sia il male, dove ci dicono che dobbiamo avere dei nemici, che sono diversi da noi. Ma la verità che sono tutte persone e indipendentemente da ciò che credono o fanno devono essere rispettate.
Cosenza forse è pronta per a ciò che oramai non può essere considerata una novità, ma semplice libertà d’essere, Cosenza così come tutta la Calabria, apprezzata e amata per i suoi paesaggi intesi come luogo di vita dei viventi, ha distrutto le mura del silenzio e lasciato che le voci, le urla e i sentimenti di adulti e giovani possano aver trovato lo spazio che per troppo tempo gli è stato negato a causa di una paura di dire ciò che si è. Io sono Gay.