Ormai è registrato nelle cronache di vendita e lettura come un altro successo nazionale la terza opera editoriale scritta dall’avvocatoGian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani.
Il suo nuovo libro “C’eravamo tanto aRmati”, ripreso in molte trasmissioni televisive e discusso in molti convegni tematici, è stato presentato anche in Calabria presso la libreria Ubik di Catanzaro Lido.
L’atteso evento culturale è stato organizzato dalla Sezione Distrettuale di Catanzaro dell’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, in collaborazione con il Lions Club Catanzaro “Rupe Ventosa”, l’UNPLI Calabria e la Pro Loco di Catanzaro.
Con la formula del talk show, moderato dal giornalista Valerio Caparelli, insieme all’autore, prenderanno parte al dibattito sul libro: il giornalista de “Il Giornale” e scrittore, Giovanni Terzi; la vice presidente del Lions Club Catanzaro “Rupe Ventosa”, Roberta Capri; l’esperta in pubbliche relazioni, Lina Scalzi; la presidente della sezione di Catanzaro del Movimento Forense, Jole Le Pera; la presidente della Sezione Distrettuale di Catanzaro dell’AMI, Margherita Corriere.
“C’eravamo tanto aRmati” (edito da Imprimatur) è una raccolta di storie di vita vissuta con protagoniste delle famiglie comuni. Storie di amori violenti, di figli manipolati attraverso battaglie legali, di genitorialità omosessuale, di disabilità dimenticata e disottrazione di minori, dove la legge non aiuta chi avrebbe bisogno di conforto e sostegno. Ma tra le pagine scritte da Gassani ci sono anche storie di riscatto, che insegnano a non lasciarsi travolgere da un destino avverso.
“Chi non è avvocato non può capire nemmeno lontanamente cosa si provi nel vincere una causa in cui si è investito tutto. È quell’attimo che si chiama felicità – dichiara nella sua nota di presentazione lo scrittore Gassani -. Ci sono casi giudiziari che segnano, che ti cambiano, che non ti fanno dormire la notte, nei quali ti sei ficcato fino al collo e che diventano un tormento. La violenza ha molte facce, si nasconde dietro una madre che mette i suoi figli contro un padre, dietro un padre che non paga gli alimenti, dietro un sistema che non tutela chi denuncia gli abusi, dietro chi sa ma non vuol parlare”.
Una disamina di quelle storie nelle quali armarsi ha preso il posto di amarsi, storie scritte da un punto d’osservazione privilegiato, se di privilegio si può parlare, che è quello dell’avvocato matrimonialista, un “ammortizzatore, un anello di gomma che deve evitare e ricomporre attriti e scontri, provando a rimorchiare navi sull’orlo di irrimediabili naufragi verso acque più tranquille”, come scriveMaurizio De Giovanni nella prefazione al libro.
Perché non è vero che la casa è sempre il rifugio più sicuro. L’orco può nascondersi ovunque: e quando è tra le pareti domestiche il conflitto spesso si trasforma in dramma. Genitori contro figli, figli contro genitori, mariti contro mogli e viceversa.
La violenza ha molte facce e non ha età, non ha sesso, collocazione geografica né sociale, può esplodere dappertutto. È un fenomeno maledettamente trasversale che spesso coinvolge i più insospettabili.
Nel libro sono narrate, in linguaggio romanzato, le storie di vita vissuta di persone comuni: dagli amori violenti ai figli negati, dalladisabilità dimenticata alla genitorialità omosessuale, dalla sottrazione di minori alle donne-Medea.
Il tutto, con un linguaggio scevro da inutili tecnicismi e accessibile a tutti.
Perché i racconti inclusi in questo libro hanno lo scopo di formare le coscienze su temi di scottante attualità.
Un libro che difende i diritti a tutto campo, compresi quella della scuola, luogo deputato alla crescita culturale e morale dei ragazzi, che spesso viene delegittimato da genitori-bulli che si scagliano contro i professori per un brutto voto o un rimprovero.
Dai racconti emerge come, spesso, il vero nemico si nasconda nell’oblio, nel silenzio, nel non voler vedere: “perché molti diritti – scriveAlvaro Moretti nella postfazione al libro – sono già tutelati. I protocolli esistono. Però, non si rispettano”.
È la violenza subdola, quella di un sistema che aggiunge altra violenza a quella che già c’è: la più complicata da accettare e che, dunque, spesso si subisce. È quella delle cause rinviate, di tribunali che spesso non funzionano, di sentenze copia-incolla, di avvocati impreparati o che delegittimano il ruolo del giudice e giudici che non studiano a dovere le carte, di bambini chiusi in case famiglia per troppo tempo.
E poi c’è la violenza delle leggi mancate o non applicate: verso le donne vittime di stalking, i minori abbandonati o abusati, i malati, le persone con disabilità, i padri separati ridotti in povertà e le mogli che denunciano senza essere protette.
La violenza delle negligenze e delle omissioni, dei ritardi e della malafede, dei pregiudizi e del non voler vedere perché “tanto nulla cambia”.